Lo spazio riunioni del Castello di Lagnasco ha ospitato l’incontro organizzato da Confagricoltura Cuneo con i frutticoltori associati. Al tavolo dei relatori il presidente e il segretario provinciale dell’organizzazione di categoria, Enrico Allasia e Roberto Abellonio, il governatore della Regione, Alberto Cirio, l’assessore all’Agricoltura, Marco Protopapa, il vicepresidente del Consiglio di Palazzo Lascaris, Franco Graglia, e il sindaco di Lagnasco, Roberto Dalmazzo. Insieme alla sessantina di frutticoltori presenti in sala, i parlamentari, Giorgio Bergesio e Mino Taricco, e il consigliere regionale, Paolo Demarchi.
Obiettivo del confronto? Discutere dello stato di salute di un settore le cui superfici di coltivazione in Piemonte dal 2015 al 2018 sono aumentate del 4,69% raggiungendo i 22.671 ettari (in provincia di Cuneo più 3,56 % con 18.296 ettari) e la produzione è salita del 4,9% arrivando a 4.564.873 quintali (nella “Granda” più 6,4% con 3.634.923 quintali). Senza contare gli impianti di noce e nocciolo.
Un comparto davvero importante per l’economia del territorio che, però, sta attraversando un momento di estrema difficoltà. I frutticoltori, infatti, sulle varietà destinate alla trasformazione industriale, incassano un prezzo che, spesso, non copre neanche i costi di raccolta. E la situazione è critica anche a livello del prodotto di prima scelta. La distribuzione organizzata privilegia, soprattutto, quanto arriva dalla Spagna. Creando, così, ulteriori tensioni sul mercato.
“Il problema - ha detto il presidente di Confagricoltura Cuneo e del Piemonte, Enrico Allasia - è ormai strutturale. Ma è un settore che è cresciuto molto negli ultimi anni, perché gli imprenditori hanno investito parecchio. Di conseguenza, con grande consapevolezza e altrettanta determinazione, riteniamo che sia necessario affrontare l’argomento, cominciando a dibatterne a livello locale. Così da capire tutti insieme quale strada imboccare, ben sapendo che gli altri Paesi produttori europei hanno minori controlli sulla qualità e sulla sicurezza alimentare e un costo del lavoro decisamente più basso del nostro. E una coltura che non paga i costi di produzione manda in crisi le aziende”.
Ad esempio proprio in Spagna si spende 8,2 euro all’ora per dipendente a cui vanno 7 euro, in Italia 12 (da 5,9 a 6,5 euro al personale).
Il direttore di Confagricoltura Cuneo, Roberto Abellonio: “Abbiamo cominciato a confrontarci con i nostri associati per allargare poi i ragionamenti alla cooperazione, alle organizzazioni di produttori, all’industria di trasformazione e alla distribuzione organizzata. Perché il futuro delle coltivazioni in Piemonte non appartiene soltanto ai frutticoltori, ma all’intero territorio. Dovremo, però, iniziare a pensare di pagarci la promozione dei nostri prodotti che sono super controllati e di grande qualità”.
Alcuni imprenditori sono intervenuti chiedendo risposte alla politica: “Dateci una mano ad aprire nuovi mercati e la possibilità di giocarci la partita. Servono sostegni immediati, altrimenti molte aziende saranno costrette a chiudere. Fate pressione sul Governo italiano e sull’Unione Europea affinché termini l’embargo da parte della Russia sulla nostra frutta in vigore dal 2014. E i finanziamenti del Programma di Sviluppo Rurale non prevedeteli spezzettati tra agricoltura e agri-industria, ma in un’ottica complessiva di filiera”.
LE PROPOSTE DELLA POLITICA REGIONALE
Una prima proposta a livello politico è stata fatta dall’assessore regionale all’Agricoltura, Protopapa. “E’ necessario - ha affermato - comprendere insieme dove sono le debolezze e le esigenze del settore e puntare ogni sforzo in quella direzione. Promuoveremo dei tavoli di confronto per cercare, soprattutto, di aiutare il comparto sul fronte della promozione dei prodotti. Diremo poi alle strutture della grande distribuzione di continuare pure a vendere la frutta degli altri Paesi, ma di sistemare anche nei loro locali degli stand con quella del Piemonte. In modo da difendere il nostro territorio, proponendo la qualità delle nostre eccellenze al giusto prezzo. Bisogna partire da progetti piccoli, ma realizzabili. Su questo la Regione sarà al vostro fianco. Ma anche Governo italiano e Unione Europea devono cambiare passo”.
Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente Cirio: “Dobbiamo far capire ai consumatori che i nostri prodotti sono migliori per controlli e qualità rispetto a quelli degli altri Paesi. Iniziando a comunicarlo con campagne promozionali mirate. La grande distribuzione vende quanto le viene richiesto. Se riusciamo a far passare il messaggio che questa qualità venga percepita dal cliente passa anche il fatto che possa essere pagata un poco di più. E la grande distribuzione inizia a volerla sui suoi scaffali. Poi il marchio di un prodotto conta. Ma è compito di voi frutticoltori crearlo. Noi possiamo aiutarvi a promuoverlo nelle scuole, negli ospedali, tra gli chef stellati, con i nutrizionisti, in televisione”.
E ha concluso: “Il prodotto agricolo più prezioso è l’uovo perché è unico e non replicabile. Se, però, la gallina non fa coccodè per annunciare che l’ha deposto se ne accorge nessuno. Se non diciamo al mondo dei consumatori che abbiamo una frutta buona ce la possiamo mangiare tra di noi. Però ricordatevi sempre che il prezzo lo fa il mercato. Non possiamo obbligare la grande distribuzione, i consumatori e l’industria a comprare i nostri prodotti. Ma è possibile promuoverne la qualità. Su questo la Regione intende fare la sua parte”.
Dall’incontro alcune proposte concrete sono emerse. Adesso bisogna metterle in pratica.