Omicidio di un Albanese a Lagnasco

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Data:

lunedì, 30 agosto 2010

La vittima

Descrizione

LAGNASCO – Era in Italia per ritrovare una nuova vita, ma ha trovato la morte nel modo più atroce, per mano di un connazionale collega di lavoro. Shkelzen Mjetaj, albanese di 23 anni, è stato accoltellato a morte sabato a mezzogiorno nell’azienda frutticola presso cui lavorava da cinque anni. Il dramma si è consumato al rientro da una mattinata di lavoro trascorsa a raccogliere le pesche: secondo le testimonianze raccolte dagli inquirenti, non si tratterebbe di un diverbio dal tragico epilogo, ma di un delitto premeditato per porre fine ad un crescente rancore covato nel tempo. La dinamica dell’accaduto non lascerebbe spazio a grossi dubbi: l’assassino, il 25enne Fred Mali, avrebbe infatti atteso la propria vittima all’interno dello spogliatoio, appena giunti per la pausa pranzo nel cascinale dell’azienda agricola “Sacchetto Luigi & Figli” presso cui entrambi lavoravano. L’ha colpito alla schiena con un coltello dalla lunga lama e l’impugnatura in legno poi, come nei delitti più efferati, si è accanito sul connazionale colpendolo ripetutamente, almeno dieci volte, all’emitorace ed infine alla gola, quando la vittima era già a terra. Ha anche minacciato con l’arma da taglio il titolare dell’azienda Mario Sacchetto e gli altri colleghi di lavoro, prima accorsi per le urla, quindi fuggiti per il raptus omicida dell’assassino, che si è quindi diretto alla fontana nel cortile del cascinale, ha lavato il coltello sporco di sangue ed è fuggito dal retro dell’aia tra i filari di pesche e kiwi. Il titolare dell’azienda ha immediatamente allertato i soccorsi: il personale medico del 118, giunto pochi minuti dopo nel cascinale di via Savigliano, non ha potuto far altro che costatare il decesso del giovane albanese. I Carabinieri della Compagnia di Saluzzo, coordinati dal capitano Roberto Costanzo e guidati dal comandante della stazione maresciallo Fabrizio Giordano, si sono immediatamente messi alla ricerca dell’assassino, arrestandolo poco dopo nei frutteti dell’azienda: si era già disfatto del pugnale, ritrovato poco distante, e non ha opposto resistenza ai militari dell’arma, che lo hanno condotto in caserma a Saluzzo, quindi al carcere “Morandi” a disposizione del sostituto procuratore Cristina Bianconi che si sta occupando della vicenda. I rilievi tecnici del Nucleo Operativo dei Carabinieri, coordinati dal maresciallo Giancarlo Usai, hanno permesso di ricostruire l’accaduto, e l’omicida ha già ammesso le proprie responsabilità. La salma di Mjetaj è invece stata composta nelle camere mortuarie dell’ospedale di Saluzzo, per l’esame autoptico che ha confermato la morte per le profonde ferita da arma da taglio; i funerali si svolgeranno in Albania. o. f.

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