Commenti sull'omicidio dell'Albanese

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Data:

lunedì, 30 agosto 2010

Descrizione

LAGNASCO – «È stata un’esecuzione, un omicidio senza una vera motivazione, ciò che è successo è terribile»: è comprensibilmente sconvolto Mario Sacchetto, nella cui azienda lavoravano i due albanesi protagonisti del grave fatto di cronaca che sabato scorso ha scosso il paese. Ha assistito impotente all’agghiacciante delitto, alla morte di Shkelzen ed alla furia omicida di Fred: due ragazzi che lavoravano nella sua azienda da cinque anni, non erano stagionali, ma erano impiegati nell’attività agricola quasi tutto l’anno. «Sapevo che c’erano piccoli screzi tra loro, da qualche tempo non si parlavano, cercavo di farli lavorare separati per evitare discussioni; mai avrei potuto immaginare che si potesse arrivare a tanto» dice ancora Sacchetto, che da anni ospitava i due albanesi nel vecchio fabbricato riattato che fa di questo cascinale uno dei più caratteristici della zona, con la casa patronale sapientemente ristrutturata, l’aia asfaltata racchiusa dal corpo rurale, con l’ordine e la pulizia tipiche dell’ambizione tramandata dal tempo. L’azienda “Sacchetto Luigi & Figli” è tra quelle storiche del vocato areale saluzzese: discendente di uno dei pionieri della frutticoltura, fu la prima ad impiantare i kiwi a Lagnasco negli anni ’70. Da qualche tempo la vittima, che come l’omicida era originaria di Shkoder nel nord ovest dell’Albania, non viveva più qui: si era trasferita a Saluzzo ed ora, con il senno di poi, forse se ne intuiscono i motivi. Il grave fatto di cronaca ha gettato nello sgomento l’intero paese, abituato alle pacifiche invasioni di lavoratori stagionali impegnati nella raccolta della frutta che, nel tempo, hanno mutato le proprie origini, ma che continuano a raddoppiare la popolazione residente nei mesi estivi. Complice la minor produzione, quest’anno sono forse un po’ meno dei circa mille registrati lo scorso anno, di cui la metà ospitati nelle varie cascine, ma il numero è comunque consistente rispetto ai 1400 abitanti. L’integrazione tra le diverse etnie ha creato in passato qualche tensione, ma ora la situazione è tranquilla; il fatto di sabato scorso giunge quindi come un fulmine a ciel sereno. «Questo è un episodio gravissimo, ma non ha nulla a che vedere con l’integrazione degli stranieri, sia residenti che stagionali – commenta il sindaco Ernesto Testa, che si è diretto sul luogo del delitto appena informato della notizia – siamo sconvolti perché si tratta di persone che vivono e lavorano quotidianamente al nostro fianco. Alla famiglia il nostro cordoglio ed alla comunità albanese che vive e lavora a Lagnasco la nostra massima solidarietà». Gli stranieri residenti in paese rappresentano l’8% della popolazione e la comunità albanese è la più numerosa, con circa 90 persone. «Sono per lo più famiglie perfettamente integrate, due di loro presteranno giuramento entro fine anno perché hanno richiesto la cittadinanza – ci fa sapere il primo cittadino - anche gli stagionali di diverse nazionalità sembrano ben integrati». A dimostrazione di ciò, domenica 5 settembre sarà riproposta la messa in polacco. «Sulla situazione lagnaschese c’è particolare attenzione – dice il comandante della stazione dei carabinieri di Saluzzo, Fabrizio Giordano – ma non ci sono situazioni critiche. Siamo vicini alle esigenze del territorio, fatto che ci ha permesso di catturare in tempi brevissimi l’esecutore di questo gesto violento, che rimane comunque un fatto circoscritto». «Un fatto grave, cui non si sarebbe mai dovuti giungere – commenta l’accaduto il parroco Don Gianni – la realtà dei lavoratori stranieri riguarda buona parte delle famiglie, ed è per questo che, a maggior ragione, la nostra piccola comunità ne è rimasta particolarmente colpita». oscar fiore

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