LAGNASCO - Una medaglia per non dimenticare, una forma di riconoscenza e gratitudine per il sacrificio patito nell’ultimo conflitto mondiale.
La Medaglia d’Onore, conferita dal capo dello Stato, Giorgio Napoletano, è stata consegnata in provincia di Cuneo dal Prefetto Patrizia Impresa in concomitanza con la Giornata della Memoria di giovedì 27 gennaio, ad 81 cuneesi deportati e internati nel lager nazisti; 25 quelli ancora in vita, una quindicina i presenti. Tra questi Giuseppe Vagliano, lagnaschese della classe 1918, che dai suoi 92 anni compiuti lo scorso settembre, non hai mai cancellato quella tristissima pagina della propria vita: «23 mesi ed 11 giorni in una miniera di carbone, in condizioni disumane, con lavoro al limite delle possibilità di un uomo, facendo la fame e la sete, maltrattati, al freddo e sempre sotto la minaccia dei bombardamenti» ricorda con lucidità disarmante.
Anche gli occhi sono lucidi quando ci racconta del suicidio di un suo compagno di sventura: «Dopo 10 giorni un collega russo mi disse che non ce la faceva più e si è suicidato sotto i miei occhi, morendo dissanguato come una gallina».
“Gepe” Vagliano, come da tutti è conosciuto in paese anche per l’attività di frutticoltore e commerciante frutticolo che ha svolto per decenni, era stato catturato dai tedeschi il 14 settembre 1943 sul fronte greco e deportato in Germania con destinazione il Lager di Essen, nella Ruhr. Per tutto il periodo della prigionia fu destinato al lavoro coatto per l’economia di guerra del Terzo Reich, in una miniera di carbone. «Lavoravamo all’estrazione del carbone ad una profondità di 95 metri, sempre in ginocchio, anche per questo oggi sono ridotto così» dice indicando la carrozzina sulla quale è costretto da qualche anno. «Le nostre famiglie non sapevano se eravamo vivi o morti, non c’era alcuna possibilità di comunicare. Fummo liberati dagli americani, alla fine della guerra».
Sul significato di questa medaglia, conferita a deportati ed internati (la maggior parte alla memoria), Vagliano esprime soddisfazione, lasciando trasparire un filo di inevitabile, ma costruttiva polemica: «Mi ha fatto piacere, ma certo non ripaga delle sofferenze patite.
Ci sono voluti 65 anni perché si ricordassero di noi, molti non hanno più potuto riceverla, i prigionieri della prima guerra neppure. I giovani di oggi non si possono neanche immaginare ciò che abbiamo patito, spero che questa iniziativa serva anche a questo, a far conoscere queste cose atroci, che non si studiano sui libri di scuola, ma fanno parte di uno dei periodi più tristi della nostra storia». oscar fiore