LAGNASCO – Torna a tenere banco, in consiglio comunale, la questione della possibile vendita dell’attuale sede del Municipio. La tematica, che doveva essere marginale legata ad una variante parziale al Piano Regolatore, impegna in realtà i consiglieri (tutti presenti nonostante la serata estiva di lunedì scorso) per oltre un’ora, accentrando l’attenzione sull’argomento e relegando a contorno gli altri sette punti previsti all’ordine del giorno.
Un pro forma anche la parte più saliente della medesima delibera che, non essendosi concluso l’iter della V variante al Piano, ha visto “spostare” buona parte della volumetria prevista nell’area a valle di via Pertini (con l’intenzione di ripristinarla nella revisione globale dello strumento urbanistico) nella vicina zona di via Tapparelli. Ben presto dovrà infatti essere avviata la procedura per la costruzione di otto alloggi di edilizia convenzionata da parte della Cooperativa Edile Cuneese che, nel dicembre scorso, ha acquistato il terreno dalla Residenza Tapparelli.
Sempre nell’ottica di uno sviluppo urbanistico, anche l’approvazione definitiva del Piano Esecutivo Convenzionato che dovrebbe portare entro cinque anni all’ultimazione delle case da tempo in costruzione in via XXV aprile, con il collegamento di quest’ultima a via Pertini. Nello spostamento delle volumetrie, non sono però passati inosservati i mille metri cubi di edilizia residenziale che dovrebbero servire a “sostituire” la simile volumetria destinata a servizi nell’immobile attualmente adibito a sede municipale. Tutti i quattro consiglieri di minoranza hanno preso la parola esprimendo la propria contrarietà all’ipotesi di vendere l’attuale sede comunale per ristrutturare quella vecchia, utilizzando un contributo regionale, già stanziato, di 465 mila euro.
«Siamo assolutamente contrari, è un principio sbagliato vendere un bene pubblico, sulla piazza principale ai privati e relegare il Comune dietro non ha senso» ha ribadito la propria posizione la minoranza; il sindaco Testa, dal canto suo, ha cercato nuovamente di motivare la scelta: «Questo edificio è insostenibile dal punto di vista energetico ed è poco funzionale, ed il vecchio immobile, che è storico con le basi del ‘600, necessita di un’importante intervento di ristrutturazione. Il ragionamento è condivisibile, ma il Comune non ha i mezzi per sistemare due strutture, meglio venderne una e sfruttare un importante contributo pubblico, che non si ripresenterà in futuro, per adeguare l’altra in modo ragionevole e funzionale».
Spazio quindi alle varie e più disparate ipotesi, spostamento delle scuole e degli uffici comunali in Castello comprese. Non si tratta certo della decisione definitiva e le occasioni per parlarne si ripresenteranno, ma certo l’approvazione della variante (ai voti favorevoli della maggioranza è mancato quello di Luca Dardo che si è astenuto, mentre la minoranza ha votato contro) è un passaggio cruciale. L’idea di una serata pubblica sull’argomento non sarebbe forse da accantonare, mentre c’è già chi avanza il timore che si ripeta ciò che nei decenni scorsi accadde per l’Ala, ceduta ai privati per fare cassa, privando per sempre il patrimonio pubblico di un’importante realtà immobiliare. oscar fiore