Prende il via la campagna della frutta estiva e per la maggioranza degli operatori del saluzzese il periodo corrisponde alle incertezze sulle aspettative che potrà riservare.
Si analizzano le produzioni, ma soprattutto si studia l’andamento dei mercati, ormai inseriti in una logica globale per raccogliere i frutti, quelli economici, del lavoro di un’intera annata. La produzione europea, secondo le indicazioni scaturite dal recente, ed attendibile per gli addetti ai lavori, consueto incontro di Perpignan, è in crescita rispetto allo scorso anno, per l’avvio in produzione di nuovi impianti e per l’assenza di calamità che in passato avevano decurtato le produzioni di determinate aree. Anche il saluzzese rispecchia l’andamento generale: la riconversione di molti actinidieti annientati dalla batteriosi, hanno accresciuto la produzione di drupacee, ma anche di meleti, l’assenza fortunatamente del gelo invernale e la limitata presenza di violente grandinate, ha garantito, almeno fino ad ora, una produzione quantitativamente elevata.
L’aspetto positivo, su cui puntano i frutticoltori, è anche la buona qualità, che potrebbe essere l’elemento distintivo per la differenziazione sui mercati.
L’anticipo vegetativo di una primavera quasi estiva, non è corrisposto ad un netto anticipo del periodo di raccolta, che per le varietà precoci di pesche e nettatine sarà avviata verso la metà di luglio. Queste le indicazioni che giungono dalle Organizzazioni di Produttori alla vigilia della campagna, come ci conferma Domenico Sacchetto, presidente di Asprofrut, i cui soci producono circa il 50% di pesche e nettarine del Piemonte: «Non siamo molto ottimisti, perché dalle indicazioni che emergono non si prospetta un’annata facile, principalmente per l’elevata produzione a livello europeo. Abbiamo dalla nostra una buona qualità dei frutti ed una produzione stimata in linea con quella dello scorso anno, circa 870 mila quintali di pesche e nettarine. Rimaniamo pertanto fiduciosi, sia per la frutta estiva, sia per quella autunnale, con l’ottima qualità delle mele ed i kiwi quantitativamente in leggero aumento, considerando l’assenza del gelo e la leggera tregua concessa dalla batteriosi dopo gli estirpi degli ultimi anni».
Chi ha una percezione già avviata è l’Ortofruit Italia in virtù della produzione di fragole, piccoli frutti, albicocche e ortaggi: «Abbiamo avviato la campagna da circa un mese: il mercato delle fragole è stato negativo ed ora il trend complessivo non da segnali di miglioramento – ci fa sapere il presidente, Domenico Paschetta – la quantità delle nostre produzioni è buona e la qualità anche migliore rispetto allo scorso anno, considerando l’assenza di ogni tipologia di problematica. Sulla frutta estiva siamo in leggero anticipo e subiamo la sovrapposizione con alcune aree del sud Italia e della Spagna che hanno allungato il loro periodo di commercializzazione. Non dobbiamo comunque disperare: siamo un’officina a cielo aperto e, come sappiamo, il mercato di frutta e verdura può subire cambiamenti repentini. Se ritorna il caldo i consumi potrebbero inoltre tornare a crescere e superare così la situazione attuale in cui l’offerta è superiore alla domanda».
Anche alla Lagnasco Group la campagna è parzialmente già avviata, con i mirtilli della cooperativa associata “Blu di Valle”, e le considerazioni sono simili: «Dopo le buone liquidazioni dello scorso anno, in questa annata i mirtilli stanno subendo la concorrenza spagnola, che sta abbattendo i prezzi di vendita in chiusura di campagna – ci dice il presidente, Simone Bernardi – ciò lascia presagire una campagna della frutta estiva, anche in virtù delle previsioni di produzione e della concorrenza che avremo sui nostri tradizionali mercati del nord Europa, in cui bisognerà giocarsela bene. Noi siamo pronti, abbiamo avviato i programmi con i vari clienti, ci siamo riorganizzati per rispondere al meglio alle esigenze dei soci e dei mercati e ci presentiamo con un prodotto di qualità: i soci che hanno seguito le linee tecniche di dirado hanno inoltre una produzione con pezzatura medio-grande e questo è un elemento di ottimismo in un mercato che non prende sicuramente avvio con i migliori auspici».
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Una procedura extra giudiziale per risolvere le controversie di natura civile e commerciale ed alleggerire così il carico della giustizia: si chiama “mediazione” e, dopo un lungo iter “politico”, dallo scorso settembre è obbligatoria anche in Italia e si può usare anche in agricoltura. Se né parlato in un recente convegno, grazie all’intervento degli avvocati Luisa Sacchetto e Tiziana Fervier, mediatori accreditati dal 2011 presso il Ministero della Giustizia, iscritte presso un organismo di mediazione privato, “Mediatorino”, con uffici a Saluzzo, Cuneo ed Alba.
Abbiamo rivolto qualche domanda alla saluzzese Luisa Sacchetto.
Da quando il legislatore ha inserito questa possibilità?
«La direttiva europea che la introduce è del maggio 2008 ed il provvedimento doveva essere recepito dalle legislazioni nazionali degli Stati membri entro 36 mesi. Il Parlamento italiano ha quindi delegato il Governo ad emanare un provvedimento in materia che, con un decreto legislativo pubblicato nel marzo 2010, ha introdotto l’obbligatorietà della mediazione, che avrebbe dovuto entrare in vigore un anno dopo. Avrebbe, perché il provvedimento è stato subito impugnato davanti al TAR del Lazio, che ha ritenuto fondata la questione di legittimità, rimettendo gli atti alla Corte Costituzionale, che l’ha dichiarata illegittima nell’ottobre 2012 sostanzialmente per un vizio di forma: l’obbligatorietà della mediazione non era infatti prevista nella delega del Parlamento al Governo. Nel “decreto del fare” il legislatore ha reintrodotto l’obbligatorietà della mediazione, decreto che è stato convertito in legge dal Parlamento ed è quindi entrato in vigore il 20 settembre 2013».
Quanto già si usa questo strumento? «Dai dati del Ministero della Giustizia, nel quarto trimestre 2013, dopo l’entrata in vigore del decreto, ci sono a livello nazionale circa 8.700 mediazioni al mese, principalmente per questioni di diritti reali, di condominio, divisioni e successioni, con un successo nel 42,4% dei casi. Ci sono diverse tipologie di organismi di mediazione, oltre a quelli privati come il nostro, presso le Camere di Commercio e l’Ordine degli Avvocati. La durata media di una mediazione è di 82 giorni, contro i 1066 di una procedura presso il Tribunale».
In cosa consiste la mediazione? «La mediazione è un contratto che due o più parti concludono al fine di superare un problema; il mediatore ha lo scopo di far accordare in via stragiudiziale le parti in lite e di farle conciliare. Rispetto ad un processo, non esistono formalità: non vi sono schemi, termini, modi o tempi da rispettare affinché un atto o un’azione sia valida, permettendo alle parti di usare le modalità più convenienti alle loro esigenze. Esiste, tuttavia, una regolamentazione che disciplina la procedura e che richiede: l’assistenza di giuristi esperti, la necessaria calendarizzazione degli incontri, delle sessioni separate, nonché la fissazione di alcune regole di condotta per evitare confusione tra le parti. Altro importante requisito è la celerità: dal deposito della domanda, il primo incontro deve svolgersi entro trenta giorni ed il mediatore ha l’obbligo di concludere il procedimento entro tre mesi. In sostanza, la mediazione è un sistema alternativo di risoluzione delle controversie e la ragione del successo è la deflazione del contenzioso giudiziario, con indubbi risvolti positivi anche sulla ragionevole durata del processo. L’eventuale accordo costituisce titolo esecutivo al pari di una sentenza».
Quando può essere utilizzata in agricoltura? «La mediazione è condizionata e obbligatoria prima di procedere a un eventuale domanda giudiziale per diritti reali, divisioni, successioni ereditarie, patti di famiglia, locazioni, comodato e affitti di azienda. È volontaria o facoltativa per le controversie civili e commerciali riguardanti diritti disponibili, come questioni contrattuali di ogni tipo, recupero del credito e responsabilità in ambito aziendale».
Quali sono i vantaggi per chi ne usufruisce? «Ha un costo predefinito ed accessibile, suddiviso in parti uguali tra i contendenti e c’è un’esenzione fiscale per l’imposta di bollo e di ogni spesa, tassa o diritto di qualsiasi specie e natura. L’imposta di registro per il verbale di accordo, si paga solo in caso di superamento di un valore di 50 mila euro, con un’aliquota ridotta al 3% sulla parte eccedente. Vi è poi un credito d’imposta sull’indennità pagata, di 500 euro in caso di successo e la metà in caso d’insuccesso».
Come si sceglie l’organismo di mediazione? «L’organismo è prescelto dalla parte istante, con l’invio di una domanda, solitamente scaricabile dal sito dell’organismo di mediazione, accreditato nel luogo del giudice territorialmente competente. In considerazione dell’elevato numero di organizzazioni operanti, occorre tenere in considerazione due regole essenziali da seguire per fare una buona scelta: l’esperienza dell’organismo nella gestione delle mediazioni e il curriculum dei mediatori inseriti nella lista dell’organismo stesso».
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TORINO – Dopo il debutto in società di anno fa presso il Resort San Giovanni a Saluzzo, lo scorso 16 giugno il “Crudo di Cuneo DOP” si è ufficialmente presentato alla città di Torino. Per un prodotto d’eccellenza, la cornice scelta è stata nuovamente di alto livell la sala Diamante del pentastellato hotel Golden Palace e uno chef, stellato pure lui, Diego Rigotti (executive chef del maso Franch e del Golden Palace, bocuse d’or 2014). Ad accompagnare, come sempre, il prosciutto, c’erano la presidente del Consorzio del Crudo di Cuneo, Chiara Astesana, che ha illustrato ai presenti il ruolo di promozione e tutela dell’ente che presiede, ed il rappresentante dell’unico produttore di questa eccellenza piemontese, Luigi Allasia, amministratore delegato della Carni Dock di Lagnasco, dove si produce, con la filiera più corta d’Italia per un prosciutto dop, il Crudo di Cuneo. Lo chef Diego Rigotti in uno show cooking ha quindi presentato l’eccellenza cuneese in due ricette creative: insalata di asparagi verdi, uova di quaglia pochè con polvere di prosciutto crudo di Cuneo Dop e polenta, formaggio, crudo di Cuneo Dop & terra di funghi porcini. I piatti sono stati poi serviti agli invitati presenti in sala, in prevalenza ristoratori e titolari di salumerie e vinerie della città sabauda, che hanno così potuto apprezzare il legame tra il Crudo di Cuneo Dop ed il mondo dell’alta ristorazione. Il buffet è poi proseguito con la degustazione con taglio a coltello del Crudo di Cuneo D.o.p e di altri prodotti di salumeria della Carni Dock, tra cui la “lonzaola”, prodotto magro alternativo alla bresaola servita con un filo di olio, una pancetta brasata al barolo ed un interessante “crintune”, la riproposizione di una vecchia ricetta piemontese in cui si utilizza il maiale, al posto del vitello, nella preparazione del vitello tonnato. Soddisfatto Luigi Allasia, sempre più convinto della sua scelta di investire sulla produzione di un prodotto di nicchia, ma di assoluta eccellenza: «Il Piemonte, terra di grandi vini, di grandi formaggi e di frutta, ora ha il suo salume di eccellenza, il Crudo di Cuneo dop: un prodotto italiano, totalmente del territorio piemontese e completamente artigianale, fatto solo con carne suina e sale».